Berlusconi che va a puttane diventa un complotto,la D'Addario insomma usata come un "cavallo di troia",scusate l'eufemismo di bassa lega,ma calzante,per fare cadere la "fortezza" Berlusconi.Veramente patetica l'ipotesi formulata dalla fantasiosa penna di panorama Amadori(quello dei polli?):"D’Addario, prostituta ben nota alle forze dell’ordine (per le continue risse e per le schermaglie legali con il suo protettore), esperta di registrazioni e di videoriprese, sarebbe stata selezionata e successivamente “consegnata” a Tarantini. Proprio così: “selezionata” affinché portasse a termine una missione, quella di compromettere la reputazione del presidente del Consiglio, mettendolo politicamente in difficoltà." Quindi il virtuoso premier sarebbe stato indotto con l'inganno ad accompagnarsi ad una prostituta,lui che,poverino,le donne preferisce conquistarle col suo fascino di "macio"piuttosto che di micio. Ora,che la D'Addario & company siano "bordeline"non ci piove,che Tarantini sia implicato in affari poco puliti è chiaro a tutti ma da qui a dire:" che Tarantini non sia la mente, ma soltanto un terminale di questo progetto: un uomo interessato e disposto a tutto pur di mettere le mani su alcuni affari. In particolare quelli che ruotavano intorno alla Protezione civile e alle commesse affidate senza gare d’appalto, per esempio, che inutilmente cercò di conquistare dopo essere riuscito a entrare in contatto con il presidente Berlusconi."(Forse chi scrive dimentica che Berlusconi portò Tarantini da Bertolaso) "Per ingraziarsi il premier, Tarantini avrebbe investito oltre 5 milioni di euro. Soldi spesi per cucirsi addosso l’immagine di un giovane imprenditore facoltoso e credibile. Capace di sperperare mezzo milione di euro in un mese per organizzare party e affittare una villa in Sardegna, nei pressi della residenza estiva del Cavaliere, per ottenere così di essergli presentato." Ed ecco come gli scrivani di panorama disegnano il quadro: "Gli inquirenti hanno ricostruito quello che, senza alcun intento offensivo, hanno definito il “metodo pugliese”. Si tratta di un simulacro della realtà, un mondo fatuo in cui le apparenze diventano sostanza, tra feste da mille e una notte, belle donne disponibili e (all’occorrenza) cocaina. La corruzione si realizzerebbe attraverso l’erogazione di questi particolarissimi “fringe benefit”: i politici, gli amministratori non ricevono un compenso in denaro o beni, ma usufruiscono di favori soprattutto di origine sessuale. Come avrebbe dimostrato proprio il filone della sanità pugliese. Metodo che qualcuno ha cercato di replicare a livello nazionale, puntando al “bersaglio grosso”: il presidente del Consiglio, Berlusconi. D’Addario sarebbe stata quindi un’arma non convenzionale, gestita in prima battuta da Tarantini, ma in realtà manovrata da ben più potenti politici. L’ipotesi del complotto, secondo i magistrati, sarebbe confermata dalle spese sopportate da Tarantini per conoscere Berlusconi a fronte di vantaggi praticamente nulli." Secondo panorama ci sarebbe uno o più "burattinai"che hanno tenuto le fila della faccenda: "E qui ci si addentra nella parte più delicata dell’indagine. Chi sono, allora, i burattinai dell’affaire D’Addario? È logico pensare, seguendo il ragionamento della procura, che questi vadano ricercati nel campo avverso al Popolo della libertà."(Ecco dove ti vado a parare) Conclude poi così la rivista di casa Berlusconi:"Per questo il fascicolo processuale, ancora in divenire, ipotizza oggi l’associazione per delinquere finalizzata alla falsa produzione di documenti a uso processuale. Ma in futuro potrebbe anche approdare all’estrema gravità dell’articolo 289 del Codice penale: l’attentato contro gli organi costituzionali dello Stato. Pur muovendosi con estrema prudenza, la procura di Bari ipotizza infatti una vera e propria associazione per delinquere che avrebbe organizzato un complotto istituzionale, immettendo nel circuito dell’informazione notizie manipolate per ottenere un risultato politico. Con una banda di cospiratori che avrebbe fabbricato falsi documenti con l’obiettivo d’inquinare l’inchiesta, usando come cinghia di trasmissione alcuni giornali. E il ruolo cruciale della stampa in questa vicenda è sottolineato dal retroscena della prima intervista di D’Addario: la donna sarebbe stata anche convinta a rinunciare all’accordo con il settimanale Oggi per essere indirizzata verso il Corriere della sera. La sua prima intervista esclusiva vi comparve il 17 giugno 2009." Addirittura viene ipotizzato il "complotto istituzionale"....fantastico!!! Forse sarebbe meglio allevare i polli....piuttosto che scrivere simil-cazzate ancora qualcuno dimentica le continue telefonate dell'ingenuo"premier"a Tarantini per sollecitare "la merce".... Intanto la procura di Bari con una nota ufficiale smentisce panorama: «In merito alla notizia di stampa apparsa su Panorama - si legge nella nota - e relativa alla pretesa ipotesi di accordi fraudolenti miranti ad una calunniosa rappresentazione processuale, con conseguente iscrizione nel registro degli indagati di magistrati, politici, giornalisti o professionisti, questa Procura smentisce che vi siano iscrizioni di notizie di reato aventi tale contenuto». E questo per il momento taglia la testa al...toro. aloi calabrese
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Egregio Sen.Cuffaro,le scrivo perchè vorrei spiegato il senso di alcune parole da lei dette in occasione di commento alla sua condanna , in appello, a sette anni per favoreggiamento aggravato per avere agevolato la mafia :"So di non essere mafioso e di non avere mai favorito la mafia. Avverto, da cittadino, la pesantezza di questa sentenza che, però, non modifica il mio percorso politico", ha detto , "Ciò non vuol dire - ha aggiunto - che le sentenze non debbano essere rispettate dal momento che sono espresse dalle istituzioni".
In una nota, ha poi aggiunto: "So di non aver mai voluto favorire la mafia e di essere culturalmente avverso a questa piaga, come la sentenza di primo grado aveva riconosciuto. Prendo atto però della sentenza della corte di appello. In conseguenza di ciò lascio ogni incarico di partito. Mi dedicherò con la serenità che la Madonna mi aiuterà ad avere alla mia famiglia e a difendermi nel processo, fiducioso in un esito di giustizia". Ecco vorrei che lei me ne spiegasse il senso, nel senso,scusi il gioco di parole,che... darà un senso a queste parole? Cioè si dimetterà?..E così dimostrerà rispetto verso quei siciliani onesti che l'hanno votata e più in generale rispetto verso tutti i siciliani? Oppure come mi sembra di intuire fatto,solo, il grande gesto di dimettersi dalle cariche di partito cosa che giova solo all'UDC, rimarrà poi incollato alla poltrona di senatore..? :Cosa che non giova agli italiani in genere.. Perchè caro senatore il suo dichiarato rispetto verso la sentenza,che la dichiara colluso con la mafia,ha senso solo se lei lascia tutti gli incarichi pubblici che ricopre :Senato ,in primis e compreso quello nella commissione di vigilanza della rai. Spero voglia darmi ascolto,glielo chiedo da siciliano..a "siciliano che ha la Sicilia e i siciliani nel cuore e nella mente"come recita il logo sul suo sito. Un siciliano che spera...aloi calabrese MILANO - La Procura di Milano ha chiuso l'inchiesta Mediatrade-Rti nella quale, tra gli indagati figurano Silvio Berlusconi e altre persone, in tutto una decina. Il pm Fabio De Pasquale, tramite la Gdf, ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini. L'inchiesta e' nata da uno stralcio di quella principale Mediaset e riguarda presunte irregolarita' nella compravendita di diritti televisivi per creare, secondo l'accusa, fondi neri. La chiusura di questo filone di indagine era attesa da tempo.
C'e' anche Pier Silvio Berlusconi, il figlio del premier, tra gli indagati nell'inchiesta Mediatrade-Rti. Pier Silvio Berlusconi, e' stato consigliere di amministrazione e vice presidente di Mediatrade. Le persone indagate nel filone di inchiesta Mediatrade sono in tutto 12, tra cui anche Fedele Confalonieri, il banchiere Paolo Del Bue, il produttore Frank Agrama, tre dirigenti di Mediaset e due cittadini di Hong Kong. I reati contestati, a vario titolo, sono: concorso in appropriazione indebita, frode fiscale e riciclaggio. I reati contestati vanno fino allo scorso anno. Nei confronti del premier Silvio Berlusconi è stato ipotizzato il reato di appropriazione indebita, come all'inizio dell'indagine, mentre per il figlio Pier Silvio e Confalonieri quello di frode fiscale. PM MILANO CONTESTA APPROPRIAZIONE 34 MLN DOLLARI - E' di circa 34 milioni di dollari l'appropriazione indebita contestata a Silvio Berlusconi in concorso con il produttore Frank Agrama, con Daniele Lorenzano (ex capo acquisti diritti di trasmissione per il gruppo Fininvest e per Mediaset), Roberto Pace e Gabriella Ballabio, ex manager di Mediatrade, nell'inchiesta Mediatrade-Rti di cui oggi si sono chiuse le indagini. La somma contestata si riferisce a fatti "allo stato non coperti da prescrizione". L'appropriazione indebita, che ha "l'aggravante del danno di rilevante entità ", secondo l'accusa, è stata consumata tra Milano e Dublino dal 30 luglio 2002 fino al 30 novembre 2005. Quanto alla frode fiscale, contestata fino al 30 settembre 2009, al premier, al figlio Pier Silvio, a Fedele Confalonieri, ad Agrama, Lorenzano, Pace, Ballabio e Giorgio Dal Negro (definito socio occulto di Lorenzano) sarebbe di circa 8 milioni di euro evasi. L' accusa nei confronti di Pier Silvio Berlusconi, come si legge nell'avviso di conclusione delle indagini, si riferisce ai suoi incarichi di presidente di Rti e vice presidente di Mediaset. MEDIASET, CONTESTAZIONI ASSURDE - "In relazione alle indagini Mediatrade-Rti, Mediaset ribadisce che i diritti cinematografici oggetto dell'inchiesta sono stati acquistati a prezzi di mercato e che tutti i bilanci e le dichiarazioni fiscali della società sono stati redatti nella più rigorosa osservanza dei criteri di trasparenza e delle norme di legge". Lo si legge in una nota diffusa in serata da Mediaset in relazione alla chiusura delle indagini per l'inchiesta Mediatrade-Rti. "La documentazione dimostrerà la totale estraneità di Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi - è scritto nella nota - alle accuse ipotizzate di frode fiscale. Non si può infine evitare di sottolineare l'assurdità delle contestazioni: un procedimento in cui Mediaset è semmai parte lesa si ritorce infatti contro la società stessa e i suoi massimi dirigenti". Per la seconda volta sento il bisogno di scriverle....Nella mia prima mi rivolgevo "al capo del governo che più ha fatto nella lotta alla mafia"oggi voglio rivolgermi al premier,italiano, più bugiardo o più inetto degli ultimi 150 anni...Non si incupisca sig. Berlusconi se affermo ciò... lo faccio a ragion veduta..:Si bugiardo e anche inadempiente,inadempiente verso ciò che lei sig. Berlusconi ha stipulato con tutti gli Italiani ,ingannandoli.Nessuno le aveva chiesto niente e lei ha mentito agli italiani per carpirne la buona fede per sedersi su quella poltrona a cui ha sempre ambito per poter poi fare il comodo suo.
Ecco le ricordo quanto lei stabilì: Contratto con gli italiani tra Silvio Berlusconi nato a Milano il 29 settembre 1936 leader di Forza Italia e della Casa delle Libertà, che agisce in accordo con tutti gli alleati della coalizione, e i cittadini italiani si conviene e si stipula quanto segue. Silvio Berlusconi, nel caso di una vittoria elettorale della Casa delle Libertà, si impegna, in qualità di Presidente del Consiglio, a realizzare nei cinque anni i seguenti obiettivi: Abbattimento della pressione fiscale: con l'esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui; con la riduzione al 23% per i redditi fino a 200 milioni di lire annui; con la riduzione al 33% per i redditi sopra i 200 milioni di lire annui; con l'abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni. Attuazione del "Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini" che prevede tra l'altro l'introduzione dell'istituto del "poliziotto o carabiniere o vigile di quartiere" nelle città, con un risultato di una forte riduzione del numero dei reati rispetto agli attuali 3 milioni. Innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese. Dimezzamento dell'attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro. Apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal "Piano decennale per le Grandi Opere" considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche, e opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni. Nel caso che al termine di questi 5 anni di governo almeno 4 su 5 di questi traguardi non fossero stati raggiunti, Silvio Berlusconi si impegna formalmente a non ripresentare la propria candidatura alle successive elezioni politiche. In fede, Silvio Berlusconi Il contratto sarà reso valido e operativo il 13 maggio 2001 con il voto degli elettori italiani. Questo scrisse e sottoscrisse, lei, dal pulpito del suo servo Bruno Vespa. Ora mi chiedo sig.Silvio Berlusconi lei c'è o ci fà? Mi spiego meglio,o lei ,sig. Berlusconi è un inetto incapace o è uno spudorato bugiardo delle due una...non si scappa..!!Perchè di tutto quanto lei promise nel contratto non mantenne nulla ...le sue furono solo chiacchiere....fumo negli occhi...e non ebbe neanche la decenza di non presentarsi alle successive elezioni come aveva promesso nel caso in cui non avesse mantenuto almeno quattro dei cinque impegni presi,anzi con una bella faccia tosta si presentò e gli italiani la punirono non eleggendola... Non contento di ciò si presentò ancora nel 2008 promise ancora fumo e gli italiani ..poveri fessi ..le credettero speranzosi che questa volta lei avrebbe risolto tutti i loro problemi ma ancora una volta le speranze si sono dimostrate vane ...non solo lei ha appesantito il tutto perchè il sistema italia oggi è solo concentrato a risolvere i suoi problemi di carattere giudiziario e non si fa altro che cercare soluzioni per farla franca ed evitarle la galera. Ma fosse solo quello...lei si presentò l'ultima volta il 12 febb 2008 con una bozza per un secondo contratto con gli italiani:un'altra buffonata dal suo pulpito prediletto,che prevedeva stavolta la solita fandonia che non avreste messo le mani in tasca agli italiani, la riduzione dei costi della politica e la riduzione delle tasse.....stavolta non ebbe la sfacciataggine di sottoscrivere ciò che aveva detto ...ma cambiando l'ordine dei fattori il risultato non cambia..ancora una volta ha mentito...sapendo di mentire: non solo ci avete messo le mani in tasca...non avete affatto ridotto la pressione fiscale che invece è cresciuta ma la cosa più grave è che i costi suoi e della sua "corte dei miracoli" si sono notevolmente gonfiati (vedi l'articolo di Primo Di Nicola "Silvio,quanto ci costi"sull'Espesso) circa 4 miliardi e 294 milioni di euro le spese di Palazzo Chigi nel 2008 con sprechi da capogiro...altro che ridurre i costi.. E' una vera vergogna...!! Ed ora cosa pensa di fare?..Qual'è la prossima mossa?Non ritiene d'averci abbastanza infognati? Non pensa che sia giunto il momento di mettersi da parte e fare l'unica cosa giusta della sua vita politica fare il grande gesto ..fare vedere che tutti ci sbagliavamo nel giudicarla ....per favore si dimetta e si faccia giudicare sono sicuro che sarà trattato con equità.... Un cittadino che non l'ha mai votata e mai lo farà.....aloi calabrese Procura di Palermo conferma istanza di fallimento Amia.Vanificata la ricapitalizzazione...1/20/2010 Il pm della Procura di Palermo Carlo Marzella ha confermato oggi l'istanza di fallimento dell'Amia, l'azienda che si occupa della raccolta rifiuti a Palermo con debiti che sfiorano i 180 milioni di euro. Oggi si e' tenuta l'udienza davanti al Tribunale fallimentare. Il Tribunale si e' riservato sulla decisione che verra' depositata non prima di una settimana.
Il Senato ha detto si' al testo dell'art. 2 del Ddl per il processo breve, messo a punto dal relatore Valentino (Pdl) nella nuova versione. L'emendamento che ha riscritto il Ddl e' passato con 138 si' e 111 no. Il testo indica i tempi che devono essere trascorsi per l'estinzione del processo, la cosiddetta prescrizione processuale. Nei procedimenti che riguardano reati con pena inferiore nel massimo a 10 anni, il primo grado dovra' durare 3 anni, 2 l'appello e un anno per la Cassazione.
Il 21-07-1994 la STAMPA di TORINO titolava:"Silvio Berlusconi ha rischiato di dover rinunciare al titolo di <onorevole>".
Ciò si riferiva alla seduta della giunta per le elezioni di Montecitorio, l'organismo della Camera chiamato a giudicare sulla eleggibilita'che si era riunito il giorno prima per esaminare alcuni casi, fra i quali, appunto, quello di Berlusconi. La vicenda nasceva all'indomani del voto del 27 e 28 marzo, dopo che un candidato aveva impugnato l'elezione del leader di Forza Italia in base ad una norma del testo unico del 1957 sull'incompatibilita' tra mandato elettorale e titolarita' di una concessione di Stato (in questo caso televisiva),l'articolo 10 della legge n. 361 del 1957, secondo cui «non sono eleggibili [...] coloro che [...] risultino vincolati con lo Stato [...] per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica». Al momento del voto in giunta si ritrovarono in 19 su trenta, dei quali 13 si espressero per l'eleggibilita', 4 contrari e due astenuti. Uno dei due presidenti, il verde Alfonso Pecoraro Scanio, protestò, lamentando troppa <rassegnazione> da parte delle opposizioni <che sono andate in giunta come se la sconfitta fosse inevitabile, pensando che era una battaglia persa in partenza>. Invece, secondo Pecoraro Scanio, <se le opposizioni si fossero presentate compatte, viste anche le defezioni tra le file della maggioranza, probabilmente ora Berlusconi non sarebbe piu' onorevole>. La stessa questione verrà ridiscussa nell'ottobre 1996 dalla Giunta per le elezioni che, a maggioranza, delibererà di archiviare i reclami per "manifesta infondatezza". Questo il verbale di quella Giunta: GIUNTA DELLE ELEZIONI Giovedì` 17 ottobre 1996. Presidenza del Presidente Elio VITO. La seduta comincia alle 12. (.....) Esame dei reclami in materia di ineleggibilita`. Il Coordinatore del Comitato per le ineleggibilita` , Enzo TRANTINO, rileva che le questioni interessate dai ricorsi per ineleggibilita` ex articolo 10, commi 1 e 3, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, sono state gia` oggetto di esame da parte della Giunta delle elezioni nella passata legislatura. La Giunta, nella seduta del 20 luglio 1994, esamino` i ricorsi proposti avverso l'eleggibilita` dell'onorevole Silvio Berlusconi. Il relatore del tempo ebbe a riferire che il Comitato per le eleggibilita` e le incompatibilita` aveva valutato all'unanimita` infondati i ricorsi, ritenendo che l'articolo 10 del testo unico non fosse applicabile all'interessato in quanto l'inciso " in proprio " doveva intendersi " in nome proprio ", e quindi non applicabile all'onorevole Berlusconi, atteso che questi non era titolare di concessioni radiotelevisive in nome proprio e che la sua posizione era riferibile alla societa` interessata solo a mezzo di rapporti di azionariato. Nella discussione si evidenzio` , da parte di vari componenti, che in materia di diritti soggettivi pubblici e, in particolare, di elettorato passivo, non sono consentite interpretazioni estensive e che l'espressione " in proprio", di cui alla norma di legge, non si riferisce al fenomeno delle societa` e tantomeno puo` essere richiamato nei casi di partecipazioni azionarie indirette. Tali posizioni risultavano coerenti con le sentenze della Corte costituzionale. La Giunta di allora, di conseguenza, respinse a maggioranza i ricorsi proposti. Osserva che, ad oggi, il Comitato per le eleggibilita` e le incompatibilita` , in sede di esame preliminare di alcuni dei reclami presentati, ha convenuto a maggioranza sui principi richiamati ed ha quindi preso atto dell'insussistenza di ipotesi di ineleggibilita` per i ricorsi ex articolo 10, commi 1 e 3, del citato testo unico, in considerazione dell'assenza di titolarita` " in proprio" delle posizioni giuridiche interessate dalla norma. Il Comitato ha preso altresì atto della non ricorrenza, per i deputati interessati, dei presupposti di fatto per configurare ipotesi di ineleggibilita`. Per tali motivi comunica che il Comitato propone l'archiviazione per manifesta infondatezza dei reclami presentati av- verso l'eleggibilita` dei deputati Berlusconi, Berruti, Dell'Utri, Martusciello, Previti e Sgarbi. Il deputato Maria CARAZZI rileva che per alcuni dei casi trattati dal Comitato si e` potuto rilevare il superamento di fatto della posizione di eventuale ineleggibilita` , mentre non e` dato disporre di un riscontro analogo per la posizione del deputato Berlusconi, specie in quanto non e` dato conoscere le situazioni relative alla proprieta` e al controllo della societa` concessionaria dell'emittenza radiotelevisiva. In tale quadro ritiene che si debba innanzitutto ragionare sulla locuzione " in proprio " di cui all'articolo 10 del testo unico delle leggi elettorali, e quindi successivamente valutare se e` sufficiente una dichiarazione dell'interessato circa la sua posizione, ovvero se non sia doveroso e utile acquisire dati, anche di provenienza del dichiarante, in ordine ai rapporti con la societa` concessionaria e all'intreccio azionario. Per tali motivi si dichiara contraria all'immediata archiviazione dei reclami avverso l'eleggibilita` del deputato Berlusconi. Il deputato Pasquale GIULIANO osserva che la norma, di cui all'articolo 10 del testo unico, in specifico riferimento alla locuzione " in proprio ", non puo` che essere soggetta a un'interpretazione strettamente letterale, in ossequio ai principi costituzionali, ribaditi in sentenze della Corte costituzionale, secondo i quali le norme che regolano la materia devono essere interpretate sempre nel senso di favorire l'elettorato passivo. In sostanza la norma richiamata va intesa come riferita alle concessioni ad personam e quindi, se non c'e` titolarita` da parte della persona fisica, non si pone alcun problema di eleggibilita` , pur in presenza di eventuali partecipazioni azionarie. In tale quadro appaiono non necessari approfondimenti istruttori in quanto la questione e` giuridicamente definita. Il deputato Giuseppe ROSSIELLO ritiene che la Giunta sia chiamata ad applicare la norma di legge e che quindi, anche sulla base della documentazione disponibile, non sussistano per i casi in esame presupposti di ineleggibilita` . Certo a suo avviso va riordinata la legislazione sull'elettorato passivo, intervenendo nella fase della presentazione della candidatura. Si dichiara quindi favorevole alla proposta del Comitato. Il deputato Luigi MASSA sottolinea che la questione in esame puo` essere risolta solo modificando la normativa del testo unico delle leggi elettorali, nel senso di attualizzare le disposizioni del tempo, che furono volute dal legislatore senza poter avere in mente le situazioni odierne. Condivide quindi la posizione del collega Trantino, affermando che oggi ci si deve limitare all'interpretazione possibile della norma: interpretazione che, anche sulla base degli indirizzi della Corte costituzionale, non puo` che essere restrittiva. Altro e` il problema che deve porsi il legislatore in prospettiva di eventuali modifiche della legge. Il deputato Giacomo GARRA ricorda le battaglie di don Sturzo contro i casi dei controllati/controllori, sottolineando che l'attenzione del legislatore fu volta a porre limiti all'ingresso in Parlamento di soggetti in posizione di conflitto di interesse provenienti specialmente dall'imprenditoria pubblica. Conclude rilevando che le perplessita` sollevate nascono piu` da un'ottica di interpretazione analogica (che nel caso di specie non puo` ricorrere) che di interpretazione estensiva. Il deputato Angelo MUZIO invita a procedere alle votazioni caso per caso. Il Presidente Elio VITO fa presente che la Giunta e` chiamata a deliberare sulla proposta di archiviazione per manifesta infondatezza dei reclami presentati, ai sensi del punto 1, lettera a), della delibera approvata all'unanimita` dalla Giunta delle elezioni nella seduta del 24 luglio 1996, sulla quale e` intervenuto il vaglio positivo della Giunta per il regolamento. La Giunta delibera quindi a maggioranza di archiviare per manifesta infondatezza, i reclami presentati avverso l'eleggibilita` del deputato Berlusconi; delibera inoltre, di archiviare per manifesta infondatezza, all'unanimita` , i reclami presentati avverso eleggibilita` dei deputati Berruti, Dell'Utri, Martusciello e Previti, nonche« con una astensione, il reclamo avverso l'eleggibilita` del deputato Sgarbi. (.......) La Giunta concorda. La seduta termina alle 13. Massimo D'Alema ,il quale venne da molti,non a torto,considerato come colui che consentì che la legge del 1957 venisse aggirata con un cavillo (titolare delle concessioni tv sarebbe stato non Berlusconi ma Confalonieri),afferma,in una corrispondenza con Paolo Sylos Labini:«nel luglio 1994 la Giunta per le elezioni della Camera dei deputati rigettò a maggioranza il ricorso contro la elezione di Silvio Berlusconi». E dopo aggiunge: «I deputati del mio partito votarono ovviamente contro, come gli altri parlamentari progressisti». Ma ciò è falso e il suo ricordo non è esatto :negli atti della Giunta per le elezioni della Camera di mercoledì 20 luglio 1994 a pagina 3 risulta che l’unico oppositore fu il deputato ds Luigi Saraceni, che, come dichiarò , prese la decisione autonomamente: i suoi colleghi ds votarono a favore. Tutto questo avveniva nel 1994, quando la maggioranza era del cosiddetto centrodestra. Anche più grave è ciò che accadde dopo le elezioni del 1996: allora la maggioranza era del centrosinistra ma non ci fu nessuna opposizione; anchein questo caso gli atti della Giunta di martedì 17 ottobre, pagine 10-12 parlano chiaro. Del 1996 D’Alema non parla. Probabilmente ciò fu il frutto di ..."un inciucio" :uno scambio Bicamerale/conflitto d’interessi.D'altronde bisognava tenere un atteggiamento non ostile verso il Cavaliere: non si poteva, da un lato, chiedere la sua collaborazione per riformare la Costituzione e, dall’altro lato,combatterlo con la necessaria intransigenza. E così alla fine della fiera ci ritrovammo col regalo di berlusconi onorevole ,tutto questo grazie ad una sinistra "molto transigente".......ecco chi dobbiamo ringraziare.....aloi calabrese Cosa è il conflitto di interessi..? Vediamo la definizione che ne da Wikipedia che mi pare sia abbastanza chiara ed equilibrata:
"Si verifica un conflitto di interessi quando viene affidata un'alta responsabilità decisionale ad un soggetto che abbia interessi personali o professionali in conflitto con l'imparzialità richiesta da tale responsabilità, che può venire meno visti i propri interessi in causa". Vero è pure che:"Il verificarsi di un conflitto non costituisce di per sé prova che siano state commesse scorrettezze, può tuttavia costituire un'agevolazione nel caso in cui si cerchi di influenzare il risultato di una decisione per trarne un beneficio. L'essere in conflitto di interessi ed abusare effettivamente della propria posizione restano però due aspetti distinti: un soggetto coinvolto, infatti, potrebbe non agire mai in modo improprio. Tuttavia un conflitto di interessi esiste a prescindere che ad esso segua una condotta impropria o meno". Andiamo ora al caso che voglio prendere in esame,il caso rappresentato da Silvio Berlusconi che in pratica monopolizza l'informazione radiotelevisiva essendo il proprietario di Mediaset e che grazie alla sua posizione di capo del governo ha il controllo della rai cioè quella che dovrebbe essere l'informazione pubblica,tutto ciò condito anche dai giornali del gruppo mondadori e altri fogli della carta stampata,costituisce la grande anomalia italiana.Se mettiamo insieme il potere politico (quindi il potere legislativo e quello escutivo),l'influenza monopolistica sui mezzi d'informazione e la grande capacità economica,nelle mani di un solo uomo stiamo parlando dello stesso uomo che ora si sta preoccupando di ammanettare e imbavagliare l’ultimo potere: quello giudiziario. Se l'uomo in questione si è preoccupato di anestetizzare il cervello della gran parte degli italiani con messaggi più o meno subliminali e rendendoli dipendenti di pseudo programmi demenziali dove la quantità abnorme di cosce e seni traboccanti costituisce l'ingrediente principe. Meglio mostrare poi,ahimè, una bella partita di pallone, che si azzuffino su questioni lontane dal potere. Così che non gli salti in mente di porsi e porre domande scomode. Di voler sapere troppo su chi detiene il potere. Meglio mandarli a lavorare, sudare e correre come topi alla ricerca degli status symbol della societa’ del benessere, meglio anestetizzarli con i messaggi sessuali, che ti bombardano da ogni trasmissione, film, show, o spot pubblicitario. Anche la pubblicita’ del formaggino deve mostrare una donna seminuda ed ammiccante. Anche la pubblicita’ dell’ultima automobile deve lanciare lo stesso messaggio di sempre: « Scopare! ». E per scopare devi comprare. E per comprare devi lavorare. E non preoccuparti troppo del potere, tanto, si sa’, sono tutti uguali, quelli ci comandano. Non parliamo poi di ciò che ti fanno credere:tutti ricchi e famosi..!! Come..? Facile...basta partecipare...Fai un bel provino...Ma c'è tanta gente obietterete...facile..:fai un bel pompino...e dopo un grande mondo si aprirà:Grande fratello,amici,isole varie,eredità ,scatole, fattorie..e così via.. Il gossip e l'aria fritta sono poi altri mezzi per rincoglionire soprattutto le povere casalinghe e le ragazzine di bassa cultura. Il concetto di « creare un pubblico ». E’ quello che fece Berlusconi negli anni ’80. Creo’ un pubblico, creo’ una cultura, e poi nel ’94 ci si butto’ dentro, risultandone chiaramente vincitore. Ha creato i suoi telespettatori-elettori. Continua oggi a mangiarne i frutti, lasciando ai suoi vassalli (dai giornalisti prezzolati alle vallette, ai suoi avvocati-parlamentari ed ai suoi calciatori-eroi) il compito di riempire di sogni e menzogne i loro cervelli e così tenerli occupati. Quanto affermo è certificato da una classifica sulla liberta’ di stampa estremamente attendibile che e’ quella dell’americana Freedom House, un istituto di ricerca, finanziato prevalentemente con fondi governativi, che ha come obiettivo la promozione della democrazia liberale nel mondo. Il rapporto sulla liberta’ di stampa pubblicato da questo istituto piazzava l’Italia verso l’80esimo posto. L’Italia e’ definito un paese « semi-libero ». Sagace eufemismo per dire non libero (a mio avviso un uomo o è libero o non e’ libero). Nell’Indice di Democraticita’ del 2007 elaborato dai centinaia di esperti di The Economist (fonte), i paesi sono divisi in democrazie funzionanti, democrazie imperfette, regimi ibridi e regimi autoritari. In questo indice la Svezia risulta il paese piu’ democratico del mondo, seguito da altri 6 paesi scandinavi o dell’Europa settentrionale, dall’Australia (8′) e dal Canada (9′). Dal 10mo al 20esimo posto tutti paesi europei piu’ Nuova Zelanda (11esima) e Stati Uniti (17esimi, dopo la Spagna). Per trovare l'Italia bisogna scendere al 35esimo posto, dopo l’Estonia e immediatamente prima dell’India e del Botswana. L’Italia e’ considerata una democrazia imperfetta, alla pari di paesi come Capo Verde, la Mongolia, la Namibia, Lesotho, le Filippine e Timor-Est. Dovremmo vergognarci. E'questo il “problema”. Dice Giovanni Sartori, stimato politologo italiano,in un documentario : il monopolio berlusconiano dell’Informazione “distrugge la democrazia nella sostanza“.:E'questo il "problema". The Guardian ha scritto che nell’Italia del “giullare” Berlusconi, che ha vinto le elezioni “sulla scia di un’ondata di panico pompata dai media su una presunta impennata dei tassi di criminalitá“,(Stragi del 93) “la piú grande felicitá di un particolare individuo sembra modellare la morale e la legislazione – sovvertendo la democrazia“. La legge n.361 del 1957 all’articolo 10 afferma: Non sono eleggibili [...] coloro che [...] risultino vincolati con lo Stato [...]per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica Norma chiara, giusta, nata in tempi non sospetti ....perchè non è stata applicata...???....aloi calabrese Il lupo per arrivare a cappuccetto rosso si traveste da nonnina buona,ma appena cappuccetto si avvicina la mangia in un solo boccone perchè quello era il suo scopo...e non si fece scrupolo di farlo con l'inganno... mettendosi la cuffia che avrebbe distratto la sua vittima.
Oggi un'altro lupo si traveste d'agnello sapete benissimo di chi parlo,cerca di spostare l'attenzione verso problemi la cui sensibilità dei suoi è accertata, dice :"Sogno una vera riforma tributaria. Come quella che avevamo immaginato nel '94. Con due sole aliquote. E adesso stiamo studiando tutte le possibilità per realizzarla". E lo fa rilasciando una intervista a Repubblica...si avete letto bene rilascia interviste al nemico numero uno,per lui,sui programmi prossimi. "Da lunedì sarò a Roma e riprenderò a fare tutto quello che serve".Fa emergere così la sua figura di uomo ovunque senza di lui non si fa nulla. "Mi fanno lavorare lo stesso. Oggi dovevo fare solo una riunione di venti minuti... ne esco adesso, dopo due ore. A pranzo, poi, avevo già avuto un lungo incontro con il ministro Tremonti. Con lui ho esaminato proprio le possibilità che abbiamo per la riforma tributaria".Lui lavora per gli altri è al servizio del popolo,instancabile nella sua missione"Il suo popolo lo vuole".Parlando poi di agenda:"Credo che si debba in primo luogo riprendere il lavoro ordinario del governo. Da lunedì sarò a Palazzo Chigi e riannoderò tutti i fili. Ho intenzione in primo luogo di incontrare il presidente della Repubblica. Parlerò con tutti i ministri e mi confronterò con i gruppi parlamentari e gli organismi dirigenti della maggioranza". Risponde anche ad una domanda su i problemi con Fini sulla necessità di un chiarimento:"Ma no, non c'è alcun problema. Non c'è bisogno di questo. Vedrete".Svicola: "Ci sono delle emergenze. Come la riforma tributaria, la riforma della giustizia e la riforma istituzionale".Ed aggiunge sorvolando su una domanda che riguardava una presunta frase sul taglio delle tasse detta il 6 gennaio e negata poi,come da prassi:"Guardi, con Tremonti stiamo studiando una riforma tributaria. Un progetto che avevamo indicato già nel 1994. Noi vogliamo un sistema che dia ordine, che sia meno confuso. Che non obblighi i contribuenti a rivolgersi al commercialista per pagare le tasse. Serve una semplificazione complessiva".Aggiunge "Con il ministro dell'Economia stiamo studiando tutte le possibilità per arrivare alla fine a questo sistema( due aliquote irpef: una al 23% e una al 33%). Sarebbe più razionale. Di certo, non abbiamo alcuna intenzione di aumentare le tasse. Ecco, questa è l'unica cosa impossibile". Poi gli viene chiesto del dialogo con l'opposizione sui temi della giustizia.:"Il problema non è il dialogo, il problema non è questo".Spiega :"Sono le riforme che interessano il Paese. Noi stiamo uscendo da una crisi economica che ci è venuta addosso. Una crisi davvero straordinaria che non ha colpito solo noi. Un crollo da cui ci stiamo risollevando, anche prima degli altri. E dobbiamo fare in modo che tutti escano da questa situazione. Il 2010 è l'anno in cui possiamo uscire definitivamente dalla crisi". Il ministro Tremonti, però, in questi mesi ha sempre frenato su questo punto, osserva l'intervistatore, Ha sottolineato lo stato di salute dei nostri conti e in particolare i rischi connessi all'aumento del debito pubblico. "E infatti dobbiamo procedere con attenzione. Sappiamo che ripartiamo ogni anno con 8 miliardi di interessi passivi. Una cifra impressionante. Noi, però, sappiamo che a questo punto non torneremo indietro".E chiude l'intervista con:" Ma forse le ho detto pure troppo". In una nota, poi, Palazzo Chigi cerca di smorzare le polemiche scatenate dalle critiche del Giornale sulla candidata del Pdl alle Regionali del Lazio :"Berlusconi sosterrà con il massimo impegno Renata Polverini" Questo dopo la sparata di Feltri:"Se fossi un cittadino del Lazio non voteri la Polverini, che è amica di Fini"accusata di essere troppo sindacalizzata:"Ne ho avuto la prova durante un dibattito in tv - continua Feltri - Chiesi alla Polverini se non ritenesse una discriminazione per le donne il fatto che vadano in pensione cinque anni prima degli uomini. Lei per tutta risposta mi ha attaccato, dimostrando di non aver capito niente di quello che avevo detto, con argomentazioni degne di un Epifani". Certo tutto questo non aiuta alla distensione dei rapporti tra Fini e Berlusconi che nella continuazione della politica dell'amore si vede costretto ancora ad indossare il vestito da agnello e mandare messaggi d'amore...ma tutto va bene tutti i mezzi sono leciti, purchè nessuno lo ostacoli in quello che è il suo vero e solo obiettivo cioè:salvare il culo....aloi calabrese "Si respira la puzzetta del 92" Dopo il 1947 e il 1992/93,oggi,ancora una volta si respira una brutta aria:aria di eversione......... Millenovecento-47, millenovecento-92/93 così lontani separati da 45 anni eppure così vicini,simili con gli stessi scenari di cambiamenti..tutt'e due proiettati a sinistra tutt'e due riportati a destra da fattori esterni che fecero sembrare necessario il doversi porre sotto l'ombrello dell'anticomunismo più becero.Proviamo a raccontare quei fatti. 1° Maggio 1947,Portella della ginestra, era il terzo anno consecutivo,dopo la fine della guerra,che i contadini e i braccianti di quelle terre aride ed ingrate si erano dati appuntamento, con i muli e i cavalli bardati a festa, in fondo alla vallata, a pochi metri dalla vecchia strada, dove podio per i comizi era il «sasso di Barbato» chiamato così perché, fin dal 1864, da lì sopra Nicola Barbato, medico socialista, uno dei fondatori dei Fasci siciliani,ogni anno parlava alla sua gente. Quel giorno sul «sasso di Barbato» era salito per il tradizionale comizio Giacomo Schirò, un calzolaio, segretario della sezione socialista di San Giuseppe Jato. Ci sarebbe dovuto essere un prestigioso leader comunista,Gerolamo Li Causi. Ma il giorno prima Li Causi aveva fatto sapere che,impegnato in un'altra manifestazione, non sarebbe intervenuto. Al suo posto era stato chiamato un giovane sindacalista, Francesco Renda. Ma proprio quel l° maggio a Renda si era rotta la moto nei pressi di Altofonte e così, ad essere interrotto dal frgore dagli spari, dal sangue e dalla morte vi si trovò il povero calzolaio. Il 1947 era cominciato con l'assassinio del dirigente comunista e del movimento contadino Accursio Miraglia (4 gennaio) e il 17 gennaio era stato ucciso il militante comunista Pietro Macchiarella; lo stesso giorno i mafiosi avevano sparato all'interno del Cantiere navale di Palermo. Alla fine di un comizio il capomafia di Piana Salvatore Celeste aveva gridato: "Voi mi conoscete! Chi voterà per il Blocco del popolo non avrà né padre né madre" e la stessa mattina del primo maggio a San Giuseppe Jato la moglie di un "qualunquista truffatore" - come si legge in un servizio del quotidiano "La Voce della Sicilia" - aveva avvertito le donne che si recavano a Portella: "Stamattina vi finirà male" e a Piana un mafioso non aveva esitato a minacciare i manifestanti: "Ah sì, festeggiate il 1° maggio, ma vedrete stasera che festa!". Eppure nessuno si aspettava che si arrivasse a sparare sulla folla inerme, ormai lontana la memoria dei Fasci siciliani e dei massacri successivi. Quel giorno morirono undici persone, due bambini e nove adulti. Altri 27 contadini rimasero feriti.Successivamente, per le ferite riportate, ci furono altri morti e il numero dei feriti varia da 33 a 65. Ma chi e perché aveva aperto il fuoco su una folla inerme e festante? Che messaggio politico si nascondeva dietro quella feroce carneficina? c'era solo una certezza: quell'eccidio di uomini, donne, bambini, poveri contadini comunisti e socialisti era avvenuto all'indomani di una grande vittoria ottenuta dal Blocco dei popolo, una lista formata appunto da PCI e PSI, alle elezioni amministrative regionali, le prime per l'Assemblea siciliana. (Per la prima Assemblea regionale siciliana si votò il 20 aprile 1947. Il Blocco dei popolo (PCI + PSI) ottenne 591.870 voti, pari al 30,4 per cento e 29 seggi sui 90 da assegnare. La DC subì un clamoroso arretramento rispetto alle elezioni per la Costituente dei 2 giugno 1946. Con una perdita secca di oltre 240.000 voti, raggiunse 400.084 preferenze, 20,5 per cento e 20 seggi. L'erosione democristiana fu recuperata dalle liste di destra: il Blocco Liberal-Qualunquista conquistò infatti 287.698 voti, 14,8 per cento e 14 seggi e il Partito Nazionale Monarchico 185.423 voti, 9,5 per cento e nove seggi. Deludente il risultato del Movimento Indipendentista Siciliano (MIS): 171.470 voti, 8,8 per cento e otto seggi. Quattro seggi andarono al PSU (il futuro PSDI), tre ai Repubblicani, due all'Unione Democratica Siciliana e uno al Fronte dell'Uomo Qualunque, liste presenti queste ultime solo a Messina.) A sparare dalle alture sulla gente,gli italiani lo sapranno solo quattro mesi dopo, erano stati gli uomini del bandito Salvatore Giuliano, di Montelepre, un piccolo paese sulla strada che da Palermo porta a Trapani. Sul movente dell'eccidio furono formulate alcune ipotesi già all'indomani della tragedia. Il 2 maggio 1947 il ministro Scelba intervenne all' Assemblea Costituente, affermando che dietro all'episodio non vi era alcuna finalità politica o terroristica, ma che doveva essere considerato un fatto circoscritto, e identificò in Salvatore Giuliano e nella sua banda gli unici responsabili. Il processo di Viterbo del 1951 si concluse con il riconoscimento della colpevolezza di Salvatore Giuliano (morto il 5 luglio 1950, ufficialmente per mano del capitano Antonio Perenze) e con la condanna all'ergastolo di Gaspare Pisciotta e di altri componenti della banda.Ma Pisciotta durante il processo, oltre ad attribuirsi l'assassinio di Giuliano, lanciò pesanti accuse sui presunti mandanti politici della strage.:« Coloro che ci avevano fatto le promesse si chiamavano così: il deputato DC Bernardo Mattarella, il principe Alliata, l'onorevole monarchico Marchesano e anche il signor Scelba… Furono Marchesano, il principe Alliata, l'onorevole Mattarella a ordinare la strage di Portella… Dopo le elezioni del 18 aprile 1948, Giuliano mi ha mandato a chiamare e ci siamo incontrati con Mattarella e Cusumano; l'incontro tra noi e i due mandanti è avvenuto in contrada Parrini, dove Giuliano ha chiesto che le promesse fatte prima del 18 aprile fossero mantenute. I due tornarono allora da Roma e ci hanno fatto sapere che Scelba non era d'accordo con loro, che egli non voleva avere contatti con i banditi». In seguito ai riscontri emersi dal processo, diversi parlamentari socialisti e comunisti denunciarono i rapporti tra esponenti delle istituzioni, mafia e banditi. Intervenendo alla seduta della Camera dei deputati del 26 ottobre 1951, lo stesso Li Causi affermava: « Tutti sanno che i miei colloqui col bandito Giuliano sono stati pubblici e che preferivo parlargli da Portella della Ginestra nell'anniversario della strage. Nel 1949 dissi al bandito: "ma lo capisci che Scelba ti farà ammazzare? Perché non ti affidi alla giustizia, perché continui ad ammazzare i carabinieri che sono figli del popolo come te?". Risposta autografa di Giuliano, allegata agli atti del processo di Viterbo: "Lo so che Scelba vuol farmi uccidere perché lo tengo nell'incubo di fargli gravare grandi responsabilità che possono distruggere la sua carriera politica e finirne la vita". È Giuliano che parla. Il nome di Scelba circolava tra i banditi. Pisciotta pretese, per l'attestato di benemerenza, la firma di Scelba: « Il nominato Gaspare Pisciotta di Salvatore e di Lombardo Rosalia, nato a Montelepre il 5 marzo 1924, raffigurato nella fotografia in calce al presente, si sta attivamente adoperando - come da formale assicurazione fornitami nel mio ufficio in data 24 giugno c. dal colonnello Luca - per restituire alla zona di Montelepre e comuni vicini la tranquillità e la concordia, cooperando per il totale ripristino della legge. » (stralcio dell'attestato di benemerenza rilasciato al bandito Gaspare Pisciotta a firma del ministro Mario Scelba) C'è chi ha detto a Giuliano: sta tranquillo perché Scelba è con noi; Tanto è vero che Luca portava seco Pisciotta a Roma, non a Partinico, e poi magari ammiccava: hai visto che a Roma sono d'accordo con noi? » Nella storia d'Italia il 1947,quindi, è un anno di svolta e la strage di Portella ha avuto un ruolo nello stimolare e accelerare questa svolta, intrecciandosi con dinamiche che maturano a livello locale, nazionale e internazionale. Il 13 maggio si apre la crisi politica con le dimissioni del governo di coalizione antifascista presieduto da De Gasperi. Il 30 maggio a Roma e a Palermo si formano i nuovi governi: De Gasperi presiede un governo centrista con esclusione delle sinistre e alla Regione siciliana il democristiano Giuseppe Alessi presiede un governo minoritario appoggiato dai partiti conservatori, senza la partecipazione del Blocco del popolo, nonostante la vittoria alle elezioni del 20 aprile. Si apre così una nuova fase della storia d'Italia, in cui le forze di sinistra saranno all'opposizione. La svolta si inserisce nella prospettiva aperta dagli accordi di Yalta che hanno codificato la divisione del pianeta in due grandi aree di influenza, con l'Italia dentro lo schieramento atlantico egemonizzato dagli Stati Uniti e la guerra fredda come strategia di contrasto e di contenimento del potere sovietico. Nel gennaio del '47 De Gasperi era andato negli Stati Uniti ma è frutto di una visione semplificatrice pensare che abbia ricevuto l'ordine di sbaraccare le sinistre dal governo. In realtà la svolta del '47 è figlia di un matrimonio consensuale in cui interessi locali, nazionali e internazionali coincidono perfettamente. Il messaggio contenuto nella strage è stato pienamente recepito e da ora in poi a governare, accanto alla Democrazia cristiana che nelle elezioni del 18 aprile 1948 si afferma come partito di maggioranza relativa, dopo una campagna elettorale volta a esorcizzare il "pericolo rosso", saranno i partiti conservatori vanamente indicati come mandanti del massacro. In questo quadro la Chiesa cattolica ha un ruolo di primo piano. Il cardinale Ernesto Ruffini, a proposito della strage di Portella e degli attentati del 22 giugno, scrive che era "inevitabile la resistenza e la ribellione di fronte alle prepotenze, alle calunnie, ai sistemi sleali e alle teorie antiitaliane e anticristiane dei comunisti" , plaude all'estromissione delle sinistre dal governo, ma la sua proposta di mettere i comunisti fuori legge, rivolta a De Gasperi e a Scelba, rimarrà inascoltata. I dirigenti democristiani sanno perfettamente che sarebbe la guerra civile. Facciamo ora un salto di 46 anni,sembrano tanti in realtà non lo sono, gli scenari sono simili ci troviamo ancora di fronte ad un cambiamento:la prima Repubblica quella formata ,anche grazie ai fatti che abbiamo appena raccontato,è morente sotto i colpi di "mani pulite" che travolge una fetta sostanziosa della classe politica di governo provocando anche il suicidio di due manager come Gabriele Cagliari e Raul Gardini. A Palermo l'arrivo del nuovo procuratore Giancarlo Caselli coincide con l'arresto di Totò Riina: un grosso successo nella lotta alla mafia, le cui inchieste si apprestano adesso a colpire il livello politico di Cosa nostra. Lo faranno in primavera, inviando un avviso di garanzia al più volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti. A Roma è intanto esplosa la vicenda dei fondi neri del SISDE che, oltre a coinvolgere altri funzionari del servizio segreto civile, fa tremare le fondamenta del Quirinale per i comportamenti assunti dal capo dello stato Oscar Luigi Scalfaro quando era ministro dell'Interno nel governo Craxi. Improvvisamente l'Italia diventa un paese disseminato di bombe vere e false. Se le secondo servono solo a creare allarme e a fare passare per efficienti i disastrati e corrotti servizi segreti italiani, quelle vere provocano ben cinque stragi con 10 morti. Il Paese sembra essere ritornato agli anni bui dello stragismo. 14 Maggio - Esplode una bomba in via Fauro a Roma. Anche in questo caso ci sarà una rivendicazione della Falange Armata . L'attentato, secondo i magistrati diretto contro il giornalista Maurizio Costanzo, provoca 15 feriti. 27 Maggio - Strage di Via dei Georgofili a Firenze, non distante dalla galleria degli Uffizi. Anche questa strage, che provoca 5 morti e 40 feriti, sarà rivendicata dalla Falange Armata. Su vari organi di stampa viene ipotizzata la matrice mafiosa dell'attentato con il coinvolgimento dei servizi segreti e di logge massoniche. 2 Giugno - A Roma, in Via dei Sabini, a 100 metri da Palazzo Chigi, viene scoperta all'interno di un'auto una bomba, poco dopo rivendicata dalla Falange Armata. E' una bomba destinata a non esplodere. Un altro messaggio indirizzato a chi può decrittarne il contenuto. 27 Luglio - Alle 23,15 esplode in Via Palestro a Milano, davanti alla Villa Reale, un'autobomba, che distrugge completamente l'adiacente padiglione di arte contemporanea. Cinque persone vengono dilaniate dallo scoppio: tre pompieri, un vigile urbano e un immigrato dal Marocco. Poco dopo esplodono a Roma due ordigni, uno sul retro della Basilica di San Giovanni in Laterano, dove ha sede la curia e l'altro di fronte alla chiesa di San Giorgio al Velabro. Nelle stesse ore viene registrato un black out telefonico a Palazzo Chigi: la sede della presidenza del Consiglio rimarrà isolata per alcune ore. Gli episodi vengono messi in relazione agli attentati di via Fauro a Roma (14 maggio) e di via dei Georgofili a Firenze (27 maggio). 16 Settembre - La Procura di Roma apre un un'inchiesta sulla Falange Armata. Alla base delle indagini un rapporto congiunto di polizia e carabinieri che individua in 16 ufficiali del SISMI i telefonisti che, proprio a nome dalla Falange armata, hanno rivendicato numerose azioni terroristiche. L'inchiesta parte da una indagine interna ordinata dall’ambasciatore Paolo Fulci, fino al 1992 responsabile del CESIS, il comitato di coordinamento dei servizi segreti. Per scoprire la fondatezza di voci che individuavano come provenienti dagli uffici del SISMI le telefonate della Falange Armata, era stato lo stesso Fulci a far predisporre alcune intercettazioni telefoniche che avrebbero confermato i sospetti. 21 Settembre - Il SISDE avverte la polizia ferroviaria della stazione Ostiense di Roma che sulla Freccia dell'Etna c'è una bomba. Nel bagno del vagone n.14 vengono trovati quattro chili di "brixia", cioè polvere da mina usata nelle cave di marmo. L’ordigno comunque non sarebbe potuto esplodere perché privo di detonatore. 7 Ottobre - Viene individuato l'informatore del SISDE che ha fatto scoprire la bomba sulla Freccia dell'Etna il 21 Settembre. E' Rosario Allocca, un pregiudicato napoletano, il quale asserisce "...E' stato il mio corrispondente del SISDE a inventare tutto, e' stato lui a chiedermi di fare in modo che sul treno 810 ci fosse una bomba da trovare...". Allocca avrebbe ricevuto l'incarico dal capozona del SISDE di Genova, il ten. col.dei carabinieri in forza al SISDE, Augusto Maria Citanna, che verrà in seguito incriminato Ormai si parla di Seconda Repubblica. I messaggi sono lampanti, quelle autobombe sono ordigni dialoganti, in tutti gli attentati emergono simbologie massoniche precise. Eppure la magistratura batterà, senza prendere in considerazione alcuna alternativa, la sola pista della mafia siciliana. Con un teorema quanto mai fantasioso: uno dei maggiori esperti d'arte vivente, un tale Salvatore Riina, simpaticamente chiamato dai suoi "Totò u curtu", avrebbe ordinato quegli attentati per colpire delle opere d'arte nazionali, obiettivi che, semmai, appaiono solo sullo sfondo, quasi un obiettivo collaterale, in appena tre dei cinque episodi stragistici. Ma anche qui abbiamo,guarda caso, un Gaspare che si pente non Pisciotta questa volta ma Spatuzza:a Spatuzza ne parla Giuseppe Graviano, all’indomani della strage di Firenze (maggio 1993): «Si tratta di politica, c’è in atto una situazione che se va a buon fine ne avremo tutti i benefici, sia i carcerati che gli altri». E poi di nuovo a metà gennaio 1994, seduti al bar Doney di via Veneto: «Abbiamo il paese in mano» disse Graviano a Spatuzza, grazie all’interessamento «di persone di fiducia, Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri» che da qualche mese stava organizzando la discesa in campo del Cavaliere con Forza Italia. Dopo pochi mesi i fratelli Graviano furono arrestati a Milano. Spatuzza molto dopo, nel 1997. Fatto sta che della strage allo Stadio Olimpico, ennesima e finale prova di forza per siglare la trattativa tra politica e Cosa Nostra e già saltata nel dicembre 1993 per un difetto nell’innesco, non se ne seppe più nulla. Luglio '93, presso lo studio del notaio Roveda di Milano, venne costituita l'associazione "Forza Italia! Associazione per il buon governo. Agosto del 1993 quindi si arrivò a una riunione dei principali dirigenti Fininvest e degli altri esterni aderenti al progetto, nel corso del quale la decisione venne comunicata a Confalonieri e a Letta. In quell'occasione erano presenti: Giuliano Urbani, Gianni Pilo, Dell'Utri, l'avv. Travaglia, Angelo Codignoni, Doris e Baldini. Nell'ambito di questo incontro, avvenne un forte scontro tra Confalonieri e Berlusconi. "Sull'accelerazione nella attuazione del progetto ebbero influenza sia il rapido deteriorarsi della politica della cosiddetta Prima Repubblica, sia il deteriorarsi anche dell'ordine pubblico, manifestatosi nella lunga serie di stragi avvenute nel 1992 e 1993. Il pericolo paventato era che questa situazione di confusione potesse portare al potere forze non democratiche e, in particolare, che preponderante divenisse il ruolo di Rifondazione comunista."Ecco allora il salvatore l'uomo che ci avrebbe preservati tutti dal comunismo:Silvio Berlusconi... Oggi,diciassette anni sono passati da quei giorni,abbiamo vissuto l'epopea berlusconiana per tutto questo tempo,quasi ininterrottamente,con brevi parentesi ,ora ci troviamo nuovamente davanti ad un bivio,si prospetta nuovamente l'esplosione di una nuova tangentopoli che potrebbe di nuovo spostare l'asse politico verso sinistra.....potrebbero cioè crearsi di nuovo quelle condizioni che porterebbero a ipotesi eversive come quelle dei periodi che abbiamo esaminato....Del resto come si diceva nell'ultima puntata di Annozero:"Oggi si respira una certa puzzetta:la puzzetta del 92" .Cosa dovrà succedere?....Staremo a vedere......aloi calabrese |
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